Uno degli indicatori ineccepibili dell’essere molto lontani da un lavoro su d sé,
è l’attitudine ad interpretare, peraltro con una certa presunzione/convinzione, il pensiero, l’agire e persino l‘Essere di una persona studiandone i comportamenti, la postura e le parole con un metro di valutazione dato come “oggettivo” e che potremmo sintetizzare nell’ “io so”.
-Io So di sapere- , ( esattamente l’opposto del paradosso socratico ” io so di non sapere” , fondamento del suo pensiero,  basato su un’ ignoranza intesa come presa di coscienza di sé)
 
-Io So di sapere-  dunque, cosa?
Tutto: Come dovresti respirare, parlare, muoverti, alimentarti, gestire i tuoi tempi, dettare quelli altrui e molto altro.
 
  • Più è forte la smania di intervenire con la propria opinione invadendo (energia maschile) e non di rado deturpando il campo energetico altrui e più profonda la distanza che allontana chi sta parlando dall’ Adesso, unico istante prezioso per realizzare la mia cocente meccanicità e pericoloso stato ipnotico.
 
  • Più ammonisco l’altro, più credo di sapere cosa gli serva e più intervengo senza che MAI mi sia stato chiesto e MENO mi sto occupando realmente di me e dei miei bisogni cui sottraggo attenzione ergendomi a detentore della verità dell’altro.
 
Un interlocutore sveglio può accorgersene commovendosi per tanta bellezza della macchina biologica e donando all’altro una vigile accoglienza che il più delle volte verrà, ancora una volta, interpretata come “fragilità” o buonismo della personalità.
 
Non di rado si tratta di invisibilità, cura della comunicazione, attenzione e devozione.
 
Una delle declinazioni più putride di una simile interazione e riflesso di una incapacità ad occuparsi delle proprie ferite emotive è il parlare male (male-dire) di una persona o di una situazione, slancio molto gradito alla macchina biologica che in tal modo non compie nessuno sforzo.
 
Perchè? Provate anche solo ad immaginare cosa accade quando l’attenzione è sul bene – dire, il parlar bene, il suo contrario.
 
Questo sì che costa sforzo perchè la macchina biologica vive uno sforzo – ( posso riconoscere un attributo/ qualità dell’altro solo se con lo stesso sono conciliato dentro di me ) attenzionale che non gli procura alcuna soddisfazione personale.
 
  • Quando “parlo Bene” dell’altro ( o di un progetto, una situazione) sto allenandomi a “vedere meglio” quegli aspetti anche dentro di me, quando ne “parlo male” sto rinforzando quell’aspetto tossico DENTRO di me.
 
  • In un caso e nell’altro nessuno parla mai dell’altro, OGNUNO PARLA SEMPRE DI SE STESSO autodefinendo il proprio comportamento.
 
Dentro di te, ci sono le stesse identiche spinte che additi all’ altro di cui,  proprio ora, stai  spettegolando ed è per questo che hai bisogno di dirlo e ribadirlo, apostrofarlo, maledirlo.
 
Non si tratta di un ‘opinione ma di  una LEGGE spirituale e conoscerla può aiutarti ad uscire dal gregge per testimoniare la bellezza e la potenza di un essere umano che obbedisce di tutta armonia alla leggi del cosmo, diffondendo l’Amore.
Facciamo un esempio pratico:
 
  • qualcuno ci fa arrabbiare o ci suscita fastidio. Perchè questo accade?

Perchè stiamo osservando in quella persona una parte di noi che non ci piace per niente. 

Lo so, lo so: non è di facile comprensione ma provo anche in questo caso ad aiutarti con un esempio ( non uno a caso ti assicuro, ma uno preso in prestito da una call con un cliente).

  • Poniamo che ti infastidisca oltremodo una persona estremamente giudicante. Se questo accade è perchè quell’atteggiamento richiama attenzione su un aspetto che si trova dentro di te. Potresti obiettarmi:

– “ma no, ti assicuro che io non mi ritengo affatto giudicante, anzi. Sinceramente detesto che mi si appunti qualsiasi cosa”.

Ottimo, una traccia preziosa è già qui: il giudice che scorgi nell’altro richiama fedelmente quello che ti abita dentro. Proprio tu che non te ne perdoni neanche una, proprio tu che “detesti che ti si appunti qualsiasi cosa!”

In altri casi ancora, l’attrito con l’altro può accadere perchè egli non sostiene il gioco delle nostre manipolazioni psichiche : è una persona che nelle sue reazioni ci rimanda il nostro “bisogno di raccontarcela” non è lì ad accogliere la dialettica di tutte le menzogne di cui rimpinziamo noi e gli altri per apparire diversi e meritevoli di attenzione.

In realtà lo specchio ci offre tantissime altre occasioni oltre a quelle che ti ho elencato, ma in ogni caso, l’unica strada perseguibile per assicurarti di lavorare su di te è riassumibile in questi passaggi:

1. accorgiti del fastidio o dell’emozione scomoda che il contatto con l’altro incoraggia. Notala senza giudizio e commento, non combatterla;

2. una volta notato il fastidio, volgi la situazione a tuo vantaggio riportando attenzione al tuo interno: quale paura profondissima o repressa, quale sofferenza, quale e quanta rabbia repressa è stata attivata dall’interruttore della relazione con l’altro?

3. Iniziamo a cercare quale paura sepolta, o quale dolore nascosto, o quale rabbia repressa siano stati riattivati e portati in superficie grazie a questo incontro.

Dare le colpe all’esterno, prendersela con l’altro o ricoprirlo del tuo giudizio o della tua invidia non farà mai di te un vero Alchimista. Perciò sii vigile, avverti il calore bruciante e trasformarlo con il fuoco della consapevolezza. Impara a cogliere le innumerevoli occasioni di crescita che la vita non fa altro che sbatterti in faccia.

China il capo e si umile. Accogli la lezione e ringrazia. In caso contrario, non sfuggirai comunque a quanto ti serve “osservare meglio” al tuo interno : la vita conosce sempre un’altra strada quando deve metterti nel banco dello studente!

Cerchiamo di non sprecare subito l’occasione guardando fuori e dando colpe all’esterno. Possiamo imparare a crescere grazie a questa situazione. Altrimenti la vita deve prendersi la briga di ricreare nuovamente la stessa situazione, per un numero infinito di volte, fino a quando non avremo “portato a casa la lezione”.