Mentre cambiavo le batterie alla mia stella luminosa di corredo natalizio mi accorgo della scritta su  impressa. Sorrido immaginando le millemila storie di fantascienza spirituale che ho ascoltato negli anni in cui orde di esultanti , assidui frequentatori del nuovo  seminario ascetico non perdono occasione per ricamare storie, trattati , saggi mistico/spiritualisti- in cui ogni evento “là fuori”, dal ritrovamento di un oggetto alla visione dei numeri doppi fino ad arrivare all’alone creato dal vapore sulla finestra, viene assunto come inconfutabile prova di elezione mistica, un passpartout facile per auto-cucirsi il marchio dell’ oratore spirituale / facilitatore di ogni sorta di incantesimo.

Ecco che studi, titoli , sogni premonitori, incontri sconvolgenti con le schiere angeliche, sensazioni corporee e risvegli notturni, nomi, cognomi, pronomi e soprannomi diventano l’ornamento irrinunciabile che ingentilisce la storia, il corredo stilistico di tutta l’opera.
 
Il fenomeno è preoccupante perchè l’invasamento indotto (o autoindotto) è tale da animare folle di pellegrini che inneggiano a frasi come ” tutto è amore, tutto è energia, siamo noi a creare tutto” infilate senza logica alcuna nel mezzo di qualsivoglia argomentazione a colazione , pranzo e cena.
Le stesse, ben presto, quando l’euforia schizoide lascia il posto alla paranoia di un momento di down, si traduce nella condanna apocalittica del ” è successo perchè sei stato tu ad attirare questa situazione”, stai solo proiettando tutto sull’altro”, “devi assolutamente ripulirti altrimenti non attrarrai mai qualcosa di buono”, “è tutta una illusione, è tutto perfetto così com’è, davvero!”.
 
 
Partiamo dalle basi: sì, certamente partecipiamo alla creazione della nostra realtà ma nel mezzo ci sta un piccolo grande dettaglio perennemente trascurato  : l’ inconscio.
Ma davvero crediamo che sia il nostro pensiero cosciente a creare la realtà che ci circonda?  Con il pensiero cosciente io posso sentirmi una figa spaziale con uno strumento musicale in mano ma, de facto, se non so mettere le mani sullo spartito, se non so tenere le bacchette in mano, se non so tenere il tempo e incrociarlo con il ritmo, la melodia fa pena e chi mi ascolta se ne accorge eccome.
Questo non significa negare l’ anelito di una inclinazione o il piacere che ne derivano ma in un caso e nell’ altro stiamo parlando di masturbazioni della personalità. Capite bene che se ci sono incastrato dentro, come posso mai lontanamente immaginare di poter trasferire agli altri l’ Altezza di una nota che non conosco neanche?
Sì, in barba alle parole di cui mi riempio la bocca, in barba al mio continuo e frustrante imitare pelo e contropelo del ” personaggio ” che più mi uscita ammirazione anche se travestita da invidia, dal confronto con quella menzogna che continuiamo a raccontarci, non si scappa.
Mai.
Nell’ analisi ipercognitiva cui tanto siamo affezionati è un attimo romanzare e tinteggiare con i colori che più ci garbano , quella che definiamo come “realtà” ma la stessa è OLTRE la mente.
Per esempio se io credo seriamente che mi basti aver letto libri sul lavoro interiore per ritenermi esperto o un canale pulito di trasmissione, questa diventerà sicuramente la mia realtà o il mio sogno preferito del momento.
Se credo di subire un’ingiustizia o di vivere la mia più grande fortuna, certamente avrò ragione.
I miei filtri percettivi ( paesaggi, personaggi, suoni, luci, colori) renderanno quel sogno prediletto o maledetto, ma questo non cambia la natura del fenomeno: sei in un sogno e non puoi svegliarti.

E cosa posso iniziare a fare? –potrai chiedermi.

Osservarti.

Fai pure bei sogni dunque. Se ti svegli , in questo caso, non sarà piacevole, se invece ne fai di brutti , aprendo gli occhi tirerai un sospiro di sollievo.

E’ forse parte del sogno tanto il piacere di esserti svegliato  quanto il dispiacere?

Osservati e accorgiti.