Una sedia vuota.

Mi sono chiesta cosa possa rappresentare questo 2020 e la prima immagine che ho visto è stata una sedia vuota.

Un posto che non ha potuto accogliere qualcuno la cui presenza si dava forse scontata o che in calcio d’angolo s’è dileguata.

Un posto che parla di assenze, sparizioni, perdite, lutti, separazioni.

Un posto in un ufficio che non ha mai più visto tornare un lavoratore, in una sala conferenze un corsista, in una boutique un cliente, in un’azienda un dipendente, in un teatro un artista, in un aereo d’oltreoceano un  sognatore, in una tavola bandita un commensale d’onore, il partner e/o l'”amico” in una relazione.

Ma cosa è il vuoto?

Siam abituati a pensarlo  come assenza di qualcosa piuttosto che come Presenza seppur intangibile perché è difficilissimo per l’umano concepire qualcosa che nello stesso tempo sia – nessuna cosa-

Per farla breve: per noi una sedia è fatta perché qualcuno la occupi.  Con le sedie vuote, non ci sappiamo stare.

Non è un caso che spesso lo si associ alla Morte e che ci garbi o meno questo 2020 ci ha visti obbligati a farne esperienza: non importa la forma in cui si è manifestata ma di certo  l’energia che l’ha attraversata ha prodotto in una grossa fetta d’umanità una cesura, uno strappo violento.

Uno iato.

Per qualcuno è stato come morire. Per qualcun altro rinascere. In un caso e nell’altro, stiamo parlando della stessa cosa ma a non vedere la soluzione di continuità è il nostro sguardo accecato dal dolore, conturbato dalla stanchezza, offuscato dalla frustrazione.

Addormentato nel mentre si crede sveglio.

La domanda di rito in ogni fine anno è: cosa lasci andare? Verso cosa ti muovi?

Anche questa è una bella illusione infiocchettata agli occhi della personalità.

Perché vedi quello che se ne doveva andare non è più qui.

Qui, Ora, NON esiste più.

“ eh ma io sento la nostalgia, la mancanza”.

Certo fratello ti credo, eccome se ti credo. Ma non ti confondere perché non si tratta di chiederti cosa lasci alle spalle tantomeno cosa stai andando a prenderti:

IN UN CASO E NELL’ALTRO, in bilico tra quel passato a cui ‘aggrappi con tutte le tue forze e un futuro che non si è ancora manifestato, tu, qui, NON CI SEI, lo senti?

E allora cosa si fa?

Potresti chiederti : con quello che c’è, esattamente così com’è e non come io “l’aggiusterei” affinchè sia più digeribile ai miei sensi e meno amaro nella mia umana sopportazione, CI SO STARE?

Puoi riuscire ad esserci totalmente con quella sedia vuota senza NESSUNA pretesa di riempirla?

Alt: per molti di noi la risposta potrebbe tradursi in:

“ Sì, certo che sì ma…”

O

“ no, cioè io vorrei ma”

Il “ma” come  il crocevia di tutto quel che è già andato ma noi non proprio non ce la facciamo a congedarci. Noi eroi infallibili della nostra storia personale a cui restiamo attaccati come cozze allo scoglio e guai a metterla in discussione: la dobbiamo difendere sempre, con le unghia con i denti.

Ecco perché per molti ogni inizio anno nuovo, dopo l’euforia iniziale da – new to do list – si rivela essere un remake dell’ultima pellicola filmica in cui siamo sempre coinvolti come protagonisti e quasi mai come  – osservatori svegli e consapevoli.

E allora proviamo a fissare un intento: prima ancora che vestire la nuova armatura di Superman o Wonder-woman in cui mi racconto e mi illudo di combattere un nemico là fuori, inizio con l’accettare davvero, in ogni atomo quel che c’è.

  • Cos’è? Un abbandono?
  • Una morte?
  • La perdita di un lavoro o il cambio totale di forma di quello in essere?
  • Il mio aspetto che mi fa ribrezzo?
  • La mia cellulite?
  • Il mio vizietto irrinunciabile?
  • L’ammissione che senza la mia letteratura di autoproclamazione personale in realtà non sono proprio nessuno e quel nessuno mi destabilizza quando mi confronto con gli altri le cui tracce silenziosamente seguo, ambisco, invidio , demonizzo?

Non lo so ragazzi ma ognuno ha il suo e nascondersi non serve proprio più.

Nell’era dell’Aquario non può funzionare più.

Davvero crediamo di nasconderci da noi stessi?

Che il 2020 sia l’anno in cui vedo senza riserve che sono Pinocchio.

Quello che ho letto tra le pagine di Collodi e in fondo, urca se mi ci sono ritrovato.

Sono burattino.

Sì, cammino, mi muovo e credo di vivere ad occhi aperti. Ma no, non sto vedendo la verità. Non mi sento e m’affanno per questo.

Ecco cosa conta vedere.

Ma voglio ESSERE un bambino Vero?

La via c’è.

Gli strumenti pure. I complici e le Guide Autentiche, se hai occhi per vederle oltre le gratificazioni e le coccole che t’aspetti pure.

Ma tu, Fratello,

CI SEI?

Sentitevi, studiatevi, Amatevi.

2021 di stelle, a stare!

 

Con Amore,

Floriana