Nel nome già iscritta l’eredità di una Visione.
Lucia – Lux lucis – colei che porta la Luce.
 
Di quale Luce parliamo?
 
Quando ero alle elementari, una vita fa, in una data che negli anni avrei scoperto essere cruciale nella storia della mia famiglia, un fruttarolo intento a servire mia mamma, mi lasciò il segno, LETTERALMENTE, nel mentre assisteva alla cantilena di domande con cui vessavo quella povera donna dopo aver visto attaccata alla bilancia del negoziante, un’immaginetta della martire cristiana rappresentata iconograficamente con gli occhi su di un piattino argento.
 
Presa dalla spesa di frutta e verdura e potenzialmente (oltre che comprensibilmente) sfiancata dalle mie mila domande quotidiane sul come e perchè di qualsiasi cosa, mia madre in qualche modo mi rispose, ma il fruttarolo fu abile e impeccabile nel cogliere quell’immancabile ghigno di scontentezza che raramente sono riuscita a nascondere quando le risposte “degli adulti” mi sembravano poco esaustive rispetto alla mia sete di conoscenza.
 
” La vedi la renna che hai al centro del maglione?” irruppe con tono deciso l’anziano uomo che nella mia immaginazione di bambina avevo già tinteggiato come un elfo spettrale.
 
Abbassai semplicemente lo sguardo in direzione del ricamo del pullover anni 90 che indossavo e rimasi a fissarlo quando incalzò:
 
“ecco, là, in direzione del Cuoricino tuo si trovano quegli occhi” suggellando quella che oggi ha tutto il sapore di una benedizione con un occhiolino di cui ho memoria fervida dopo “solo” trentuno anni trascorsi.
 
Come accade con la trasmissione pura, autentica e libera da ogni melensa spinta iper cognitiva, non afferrai, di tutta probabilità, neanche mezza parola con la mente ed è per questo che
quell’Uomo dall’avatar fiabesco riuscì seriamente nell’intento di far arrivare al cuore mio di bambina una vibrazione che negli anni è cresciuta lontana dall’analisi mentale caldeggiata da un sentire ben preciso.
 
Aveva compiuto, forse senza saperlo, un atto psico-magico come si conviene ai Grandi che non hanno di certo bisogno della dottrina per trasmettere una Verità Essenziale, limpida come acquamarina.
 
La vista di cui Santa Lucia è consacrata protettrice sacra è a ben vedere proprio quella che può nascere dallo spazio incorniciato dalle renne del mio maglione di bambina, SUL CUORE.
 
Proprio da lì, dal centro emozionale superiore, può dispiegarsi la – visione unica – figlia di un preciso stato di Coscienza incorruttibile, imbarattabile, sovra-mentale , per nulla sentimentale.
 
Non a caso, la festa di S. Lucia con la predominanza dell’elemento Luce, viene celebrata in prossimità del solstizio d’inverno , quando il SOLE , la luce della conoscenza e della Coscienza è ormai prossimo al nuovo ciclo di nascita.
Degna di nota anche la data del Tredici dicembre che nella versione cabalistico ebraica richiama la morte necessaria, il perire di tutti gli aggregati psichici che offuscano la Visione oltre l’Illusione.
 
Morire al nostro falso sè per abbracciare la Verità di ciò che SIAMO oltre ogni attaccamento è forse lo slogan più abusato e dissacrato di sempre nella letteratura spirituale a buon mercato e MAI come in questo tempo un passaggio Iniziatico aperto a tutti e destinato a pochi. 
Perchè pochissimi sono coloro i quali realizzano che proprio quando “tutto hai conosciuto e appreso quello, proprio quello è l’istante perfetto per praticare la resa consapevole al non aver mai neanche iniziato a vivere e partecipare di quella sensazione di Esistere che arde da sempre oltre la Forma testimoniando l’Essenza.

“L’occhio è la lampada del corpo; quindi se il tuo occhio è puro, tutto il tuo corpo sarà illuminato. Ma se il tuo occhio è viziato, tutto il tuo corpo sarà pieno di tenebre. Se poi la luce che è in te è tenebra, quanto sara` grande l’oscurità! ” – Matteo 6: 22-23 Gesù parlò loro di nuovo, “IO SONO LA LUCE DEL MONDO; CHI SEGUE ME, NON CAMMINERÀ NELLE TENEBRE, MA AVRÀ LA LUCE DELLA VITA” (GV 8,12)

Ecco che  gli occhi “vecchi ” di Lucia raffigurati sul piatto argento si eleggono rappresentativi di una visione  ormai obsoleta di guardare al mondo, una percezione della realtà che è necessario e impellente lasciar andare per aprirsi al Futuro testimoniato dall’Oro di cui è incorniciato il capo dopo il suo martirio.
Una eccellente trasposizione figurativa di Alchimia interiore che racconta il passaggio dal vecchio al nuovo, dal piombo all’oro, dalla Nigredo all’ Albedo, dall’Alchimia inferior all’Alchimia Superior.
Con quanta chirurgica puntualità queste parole riecheggiano lapidarie di necessità alla luce della nostra attualità?

Che tu possa tornare a VEDERE, avere nuovi occhi e spalancarli sulla bellezza elettiva, l’unica LUCE che può infiammare la VISTA e renderla Viva.