Questione di metà o questione di meta?
“ Un tempo gli uomini erano esseri perfetti, non mancavano di nulla e non v’era la distinzione tra uomini e donne. Ma Zeus, invidioso di tale perfezione, li spaccò in due: da allora ognuno di noi è in perenne ricerca della propria metà, trovando la quale torna all’antica perfezione.”
Da un punto di vista psicologico la percezione della mancanza, del “non sentirsi completi” è ancor più incisiva di quella fisica: identificandoci perennemente nella mente e nei suoi comandi, obbediamo fedelmente alla sua richiesta di attenzione declinata immancabilmente verso tutto ciò che si trova all’esterno.
Crediamo di essere adulti ma lo siamo solo nel corpo fisico:il nostro corpo emotivo infatti continua a chiedere appagamento per tutto ciò che ha sentito di non ricevere nell’infanzia. Abbandono, rifiuto, tradimento, umiliazione sono solo alcune delle ferite che concorrono a fabbricare un falso sè che bisognoso, insicuro e vulnerabile sposterà sempre al di fuori la soddisfazione dei suoi bisogni primari in un eterno loop da cui talvolta è davvero molto difficile cavarsi fuori.
Ed eccola quà la peggiore delle dipendenze: drogarsi dell’idea che appartenga sempre e solo a qualcuno al di fuori di noi lo scettro con cui decidere quanto e se possiamo dichiararci meritevoli di amore. Da qui il passo è breve perchè il partner diventi il centro assoluto delle nostre attenzioni, un essere da benedire o maledire a seconda che risponda a quel bisogno di nutrimento che viene da molto lontano e che ci rende diabolicamente mendicanti, talvolta in overdose, altre volte in astinenza.
La parola diavolo deriva dal verbo greco διαβάλλω (diabàllo) che significa separare, porre barriera, porre frattura, oppure, in senso metaforico, calunniare. Ecco che viene alla luce il significato originale del termine: il diavolo è colui che crea, attraverso la menzogna, separazione, frattura e inimicizia tra uomo e Dio, tra uomo e uomo. E’ colui che crea, attraverso l’inganno una frattura nell’anima del singolo individuo.
Eliminare il diavolo, prodigarsi per combatterlo è la via più veloce per allontanarsi dall’autentica sperimentazione dell’amore.
Perchè il diavolo in sè non è un’entità maligna ma una forma pensiero generata dalla nostra coscienza sempre smaniosa di separare tutto, il corpo dall’anima, lo spirito dalla materia, ciò che è giusto da ciò che è sbagliato.
Il Diavolo nei tarocchi
Spesso tacciato di connotazione negativa, il Diavolo nei tarocchi è sì l’arcano del vincolo, della dipendenza delle pulsioni che incatenano e soffocano ma è anche il portale della liberazione e del nuovo spazio che l’integrazione di quelle catene porta in consegna una volta compresa la loro funzione.
Perchè ci siamo ammanettati? Quale oro si nascondeva dietro il vincolo di quella dipendenza?
Cosa mi ha insegnato quella gabbia nevrotica?
Smettere di combattere una dipendenza è il primo passo per uscirne davvero. Prendere coscienza del proprio schema di bisogno, osservarlo, lavorare per ri-conoscere le proprie ferite ed integrarle, riconoscersi come l’Essere che abita al di là delle forme e delle maschere che la personalità indossa per camuffare la propria sofferenza, è di vitale importanza per ritrovare la gioia di vivere.
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