
Le donne incinta compiono il miracolo della Vita. Ma la parola “parto” spesso, spaventa le future madri.
Perché questo accade?
Il parto è da sempre quell’esperienza che chiama a raccolta una serie di timori, falsi miti e credenze fortemente radicate nella cultura popolare e ancorate al ricordo di chi ha già vissuto quel momento e lo trasmette con il rischio di creare un’ansia anticipatoria fatta di generalizzazioni.
Ecco che l’accento si pone automaticamente e quasi esclusivamente sulla fase dolorosa del parto a scapito del viaggio magico e prezioso che una futura mamma si appresta a fare. Tante delle Donne che ho accompagnato, vivevano il processo del parto come una punizione appannaggio del sesso femminile.
Ciò non deve stupire se consideriamo che la maggior parte dei pensieri che attraversano la nostra mente non sono affatto nostri. Molti, viaggiano di generazione in generazione. Quante volte abbiamo sentito dire che “la donna è nata per soffrire” e che il parto è solo dolore e sofferenza? L’aspetto drammatico è che un pensiero ripetuto a iosa diventa qualcosa a cui noi, letteralmente impariamo a credere, ed ecco che si trasforma in “credenza”.
Questo acquista un significato ancor più importante se pensiamo che le convinzioni e le credenze creano i confini all’interno dei quali si muove la nostra esistenza: rappresentano quel perimetro mentale all’interno del quale agiamo o non agiamo affatto in alcuni casi. Gran parte delle nostre azioni dipendono dalle nostre convinzioni, e questo indipendentemente dal fatto che queste siano vere o false. Capire quali convinzioni abbiamo relativamente a noi stessi e a come funzioniamo internamente è di importanza fondamentale.
Imparare a gestire le emozioni nel pre e nel post partum è la base per garantire alla mamma e al nascituro un’esperienza che ha tutti i connotati di un viaggio spirituale.
Dopo l’elaborazione delle credenze credenze si può passare al controllo del dolore: durante il parto la donna sviluppa una capacità di soglia al dolore altissima, ed è per questo che può sviluppare l’abilità di gestirlo come se avesse a disposizione un pannello di controllo nella sua mente.
Ricordo ancora quelle telefonate commosse, quegli abbracci intensi e interminabili in cui abbiamo davvero sperimentato il potere femminile in azione, integrando quelle parti meccaniche di noi che ci hanno sempre spaventato e imparando ad accoglierle senza giudizio.
” Flo, non ho permesso che la mente e i suoi ingranaggi contaminassero uno dei momenti più indimenticabili della mia vita e mi chiedo ancora come abbia fatto! Mi sono resa conto di quanto ci fidiamo di lei molto più di quanto non facciamo con la nostra Anima!” mi scrive post partum, alle 5 del mattino Martina, Avvocato bolognese dalla personalità forte e dai tanti talenti inesplorati.
” Ho iniziato ad allearmi alla paura e come mi hai suggerito tu, ho contemplato l’idea di potermela fare amica e il risultato è stato sorprendente” mi scrive Claudia, insegnante di musica dopo un settimana dal suo parto.
Per anni ho messo da parte questa esperienza con loro, “raccontami la scusa” di riprenderla in mano soltanto quando fossi diventata mamma anche io. Poi però la vita segue altri piani e se ne frega di quel che la tua mente pensa, progetta e immagina ( ed è questa la meraviglia) e così, dopo qualche anno, mi sono ritrovata, ripetutamente, ad affrontare il tema della gravidanza, incontrando Donne fortissime ma che non sapevano di esserlo. Perchè si sa, la forza abbiamo imparato ad associarla alle vittorie conclamate di obbiettivi urlati e sbandierati, all’arroganza del sapere intellettuale e dottrinario, al mostrare a tutti i costi che ce la facciamo anche quando avremmo bisogno di rallentare e riposare.
Le Donne che ho incrociato sul mio cammino umano e professionale mi hanno insegnato che una forza sovrumana risiede soprattutto in quelle che si relegano nell’angolo. Che si giudicano si attaccano spietatamente perchè non è mai abbastanza per loro che non si sentono all’altezza. Perchè io so che quella paura di osare e di essere, se opportunamente accolta, amata, sostenuta e gestita, è già il seme del coraggio.
Il coraggio di comprendere che prima ancora di far nascere la loro creatura, di generare la vita, è opportuno che diano alla LUCE SE STESSE.
Erano gli anni in cui iniziavo a vivere a mio modo una personalissima forma di maternità: io che ho dovuto comprendere l’importanza del diventare genitore di se stessi e tutt’oggi lo trasmetto agli altri, iniziavo a muovere i primi passi verso un progetto grande, immenso, passionale e che avrei sentito letteralmente “un figlio”.
Chè maternità non è solo dare alla luce “figli fisici” : ci si può sentire mamme anche di figli energetici come progetti, missioni, ideali.
Più aiutavo loro a ritornareacasa, ri-centrandosi in se stesse, più la mia casella mail pullulava di “grazie”, “grata” e gioie di sorta (loro e di riflesso mie per essere stata così utile) e più mi rendevo conto di quanto il mio verso di loro, fosse un dovere. IL dovere di trasmettere loro, qualcosa che assomiglia ad un dono che brilla davvero solo nel momento in cui viene condiviso: il dono di ri-nascere e brillare.
Quel progetto elaborato qualche anno fa ri-nasce oggi benedetto da una luce nuova e raggiunge l’ambiente ospedaliero. Non un sogno che si realizza, ma infinitamente di più: aiutare le Donne a recuperare il proprio potere per me significa mettere il Mondo nelle mani di un’energia sciamanica di guarigione, cura e infinita bellezza.
Ci vediamo il 29 novembre presso il reparto di ginecologia del presidio ospedaliero S. Pio da Pietrelcina di Castellaneta, Taranto – Puglia.
Non vedo l’ora di conoscervi, miracolo della Natura incarnato!
