“Bisogna chiudere i cicli.
Non per orgoglio, per incapacità o per superbia:
semplicemente perché quella cosa esula ormai dalla tua vita.
Chiudi la porta, cambia musica, pulisci la casa, rimuovi la polvere.
Smetti di essere chi eri e trasformati in chi sei…”
Scrive Paulo Coelho.
E a me viene in mente la saggezza del sistema solare,
Il ciclo circadiano (Yang) che si alterna a quello lunare (Yin).
Abbandonarsi al calar dell notte è fondamentale e ce lo insegna il sole : l’ astro cala all’ orizzonte e anche la luce della Veglia si spegne nell’ oscuro mare del sonno.
Ma l’ angoscia della notte che collega alla paura della morte può essere trascesa dalla fiducia nell’ alba nascente.
Eppure, chiudere i cicli non è facile per niente.
In una stessa incarnazione siamo chiamati più e più volte a queste fasi di passaggio.
Pur con tutte le difficoltà che le contraddistinguono, queste fasi sono importantissime e ineludibili:
si tratta di snodi cruciali, cambi cambi di direzione essenziali, piccoli e grandi riassestamenti sul percorso, che, se intimamente accolti, consentono di sbloccare meccanismi malsani, tossici, pericolosi e velenosi perpetrati cicli- camente da chissà quanto tempo/ esistenze.
Perché è importante chiuderli?
Perché ci agganciano, complici le nostre ferite più profonde, a vampiri oscuri travestiti da benefattori della luce, saltimbanchi e circensi pseudo spirituali, istrioni della più sottile manipolazione.
Rappresentando fedelmente parti non integrate al nostro interno, è importante che quei cicli vengano accompagnati a maturazione con serenità, gratitudine, amore.
Nessuna violenza, nessuna rigidità, nessun diktat mascherato di finta autorevolezza che nasconde un veemente individualismo passivo aggressivo, una leva pericolosa dell” autorità.
So quanto queste fasi possono far paura nella misura in cui orientano verso l’ignoto, il cambiamento, l’incerto.
I passaggi chiave sono tre: sfogare il dolore, esorcizzare gli “e se” , ” ma forse sono io che ” e…
Passare oltre.
Se serve, reciterai la parte del cretino, tirerai fuori l’ io che ti fa apparire ” tonto” così da ri- confermare il tuo sentire rispetto a chi crede di “averti letto”, ” capito”, peggio ancora studiato, inquadrato.
Adoro la puntualità di certi inizi, chiusure, ciclicità.
Come insegna la natura, come esprime all’ ottava alta la preparazione alla Santa Pasqua:
è grazie alla strada tracciata dalla croce che il battezzando può può riemergere;
è questo il significato più denso del motto- in hoc signo vinces- :
la certezza che esiste la Via della salvezza e la stessa coincide con il sentiero che conduce dalle tenebre dell’ Oscurità alla luce della carità, dalla morte del piccolo “io” alla Resurrezione come manifestazione di Dio.
Ricorda, nei momenti più bui, di non lasciarti distrarre da interpretazioni, distorsioni, deviazioni e definizioni della realtà , altrui.

Qualche suggerimento per te:
- accetta il dolore/ disagio/ frustrazione. Non si può in nessun modo lasciar andare ciò che è stato, se si rinnova il senso di colpa per non aver potuto fare diveramente o di meglio.
“È un grande errore rovinare il presente ricordando un passato che non ha futuro.”
-Autore anonimo-
2. ringrazia ciò che è stato. “Nel bene e nel male”, ti è servito, ti ha forgiato, ti ha segnato ma ricorda che sei sempre e solo tu a decretare i significato dell’esperienza. Puoi dunque decidere, ora cosa hai imparato di nuovo a cui prima non avresti avuto accesso: per aiutarti, fai un elenco . Prendi un foglio bianco, dividilo in due colonne, da una parte scrivi “ciò che ho imparato su di me“, e dall’ altra ” ciò che mi ha ferito”.
3. L’attesa vissuta in presenza come preparazione per la rinascita: non hai da stare in potrona con l’atteggiamento di chi la vita ti deve qualcosa perchè sei stato deluso, affranto e ferito. Ricordati che anche se a livello inconscio, siamo noi i creatori della nostra realtà e per risonanza tendiamo ad attrarre esattamente le esperienze che più ci aiutano ad evolvere conoscendo parti di noi nascoste proprio grazie al contatto con il disagio e la sofferenza.In questa fase di apparente sospensione permettiti il tempo della metabolizzazione: proprio come un seme nel buio della terra, stacci dentro al disagio , al fastidio , al dolore. Non serve mettere la polvere sotto il tappeto facendo finta che non sia successo nulla o peggio ancora importi tempi accelerati pur di uscire quanto prima da questa situazione.
Riconosci che l’attesa non è mai uno spazio “vuoto” ma una dimensione in cui puoi manifestarti istante per istante: non occorre fare qualcosa di eclatante anzi , l’idea è quella di osservare in maniera neutrale, evitare il commento mentale e la ruminazione e solo così, ascoltare quella profondità che ti abita e che da tempo vuole comunicare con te.
Quale che sia il suo messaggio, semplicemente, stai nel processo.
E sì, divertiti, che non si sa mai!